Nel suo ultimo discorso il capo degli economisti dell’OCSE Catherine L. Mann ha parlato dei rischi creati dalla politica monetaria eccessivamente espansiva.
In particolare ha messo in evidenza come gli interventi delle banche centrali abbiano creato delle distorsioni enormi nei mercati finanziari con effetti potenzialmente molto negativi nel lungo periodo.
La quota totale di debito governativo (titoli di stato) scambiata a tassi negativi è di circa il 90% per la Svizzera e dell’80% circa per la Germania.
In tutto il mondo i tassi di interesse sono diminuiti drasticamente.
La qualità dei corporate bonds ha avuto a sua volta un declino segnificativo.
Con i tassi così bassi le banche hanno serie delle difficoltà a mantenere una redditività accettabile. Difficilmente le banche tradizionali riusciranno a sostituire i ricavi da interessi con ricavi da servizi.
Se il livello dei tassi resterà così basso, nel lungo periodo i grandi fondi pensioni non saranno in grado di mantenere le prestazioni inizialmente ipotizzate. L’erosione dei rendimenti implica che per garantire una rendita accettabile nel futuro siano richiesti risparmi superiori rispetto al passato.
Anche se la presenza di tassi nominali negativi non significa necessariamente che anche i tassi reali siano negativi (ciò dipende dalla contestuale presenza o meno di deflazione) per i cittadini il fatto che si parli di tassi negativi determina una percezione di minore ricchezza. La conseguenza è che i tassi negativi potrebbero far aumentare la propensione al risparmio, riducendo i consumi e quindi la crescita dell’economia. Beninteso una elevata propensione al risparmio non è negativa, ma se questa è l’effetto opposto a quello che si voleva ottenere significa che le politiche adottate non hanno sortito gli effetti desiderati.
Come tenere conto di tutto questo per i propri investimenti? Nel post che trovate qui ci sono alcune utili indicazioni.