Investire con i tassi negativi fra ragione, abitudine e sentimento

Per chi è abituato ad investire solo in obbligazioni la situazione è davvero complicata:

Tasso

1) Da diverso tempo chi investe in Titoli di Stato italiani,  nel mercato secondario e non solo, con scadenze anche di qualche anno, può “facilmente” realizzare dei rendimenti  netti effettivi negativi o nella migliore delle ipotesi bassissimi. Basta entrare nel sito www.rendimentobtp.it per rendersi conto di ciò.

2) La discesa dei tassi ha fatto salire i prezzi dei titoli emessi in precedenza, quando i tassi erano più alti. Possono ancora scendere i tassi? Se anche la risposta fosse si potrebbero farlo di poco. Siamo quasi a zero!

3) Se i tassi di interesse dovessero salire, il prezzo dei titoli che abbiamo già in portafoglio crollerebbe e sappiamo anche che più siamo in alto e più ci si può fare male (http://massimobaroni.altervista.org/aumento-tassi-perdite-obbligazioni/).

4) Se i tassi resteranno bassi, con l’eventuale ripresa dell’inflazione, tema sul quale sta lavorando Draghi e la Bce, i rendimenti potrebbero diventare negativi anche in termini reali (cioè al netto dell’inflazione) con relativa perdita del potere d’acquisto.

Dubbio 02

Cosa dicono le statistiche?

Il 33% degli italiani teme di diventare povero. E solo il 30% sente di avere le spalle coperte dal sistema di welfare, mentre la percentuale sale al 58% in Spagna, 61% nel Regno Unito, 73% in Germania e 74% in Francia (fonte: Censis).

 Il 44% risparmia per far fronte ai rischi sociali, di salute o di lavoro, il 36% perché è il solo modo per sentirsi sicuro, il 28% per garantirsi una vecchiaia serena (fonte: Censis).

In questi anni di crisi gli italiani hanno preferito tenere i soldi cash o fermi sui conti correnti, a disposizione per ogni evenienza (http://massimobaroni.altervista.org/depositi-bancari/). E così il valore di contanti e depositi bancari è aumentato (fonte: Censis). Ma sono anche diminuite e di molto le obbligazioni bancarie (fonte: Banca d’Italia) e gli investimenti immobiliari.

– Restiamo un paese di conservatori. Siamo tra coloro che investono di più in obbligazioni e meno in azioni e tra i più “casalinghi”, ovvero abbiamo soprattutto investito in Italia e in Euro.

Idea

Quindi che fare?

a) Se si è investito in Titoli di Stato e obbligazioni, il cui prezzo è salito molto, sarebbe opportuno considerare la possibilità di venderli consolidando un guadagno che a scadenza verrebbe perduto in quanto viene rimborsato solo il valore nominale.

b) Se sono previsti nuovi investimenti in obbligazioni, attenzione ai rendimenti più alti senza considerare la qualità dell’emittente (rischio). I vari disastri quali Argentina, Cipro, Lehman Brothers, Parmalat, Cirio e altri sono tutti nati dalla ricerca di rendimenti più alti (avidità) trascurando la qualità e la diversificazione.

c) Le opportunità di investimento vanno valutate in tutto il mondo: non è più il caso di restare prigionieri di una situazione unica legata ad un solo paese o ad una sola valuta.
Gestioni, Fondi, Sicav, Polizze, possibilmente di gestori innovativi, sono ottimi strumenti per diversificare e dare un respiro internazionale ai risparmi, migliorando rendimenti e riducendo il rischio.

d) evitare la trappola dell’abitudine che in finanza comportamentale viene definita come Home Bias. Cioè la “tendenza a investire nei titoli “familiari” perché percepiti come non rischiosi o solo perché si crede di conoscerli meglio. Sono molti gli automatismi mentali che ci bloccano sulla soglia di casa o sui confini nazionali. Saperli riconoscere è il primo passo per gestirli.” (fonte: Investimente by Schroders).

Resto a disposizione di chi vuole passare dalle informazioni di carattere generale agli approfondimenti di carattere particolare.

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Ragione e sentimento

Pubblicato da Massimo Baroni

Consulente Finanziario presso Azimut Co-Founder Unicorn Trainers Club www.unicorntrainers.it